QUANTO VALE LO SCOPO?

Sono giorni che torna e ritorna nella mia quotidianità il concetto dello "scopo" (ci sarà un motivo!). lo scopo come ricerca di senso, non come obiettivo.

Tre episodi.

Un paio di settimane fa partecipo ad una live de Le Voci del Mattino dal titolo "meglio verità scomode o bugie condite?" e fra le tante cose interessanti emerge che uno dei fattori che suggerisce la scelta è lo scopo. Quindi non c'è un giusto o sbagliato a prescindere ma c'è una domanda "a che pro lo faccio?" "qual è il fine?", ed è la risposta che fa prendere una direzione piuttosto che un'altra.

La settimana dopo nella stessa live si parla del concetto di perfezione, e anche qui fra le tante cose interessanti emerge che lo scopo cambia la direzione; non esiste più il giusto o sbagliato a prescindere, esiste la domanda "per chi voglio mirare alla perfezione?" "per quale motivo sotto sotto?". La risposta, unica e irripetibile per ognuno, determina il posizionamento di quel concetto in una propria scala di valore.

Pochi giorni fa partecipo con mio immenso piacere alla serata di Natale del Club Uomini Gentili.   Linkedin si riempie di persone grate, altre incuriosite, altre dubbiose. E il dubbio è che la bellezza (eravamo bellissimi) e l'eleganza possano minare il concetto della gentilezza nel suo significato più puro. Ma perché?? (mi chiedo io)
E anche qui, lo sparti lo fa la domanda:
"A che pro decido di essere gentile e promuovo la gentilezza?".
Perché fa di me una persona lodevole? Per apparire? Perché ottengo un mio vantaggio? O invece perché credo che la gentilezza sia un valore e un concreto contributo alle buone relazioni umane e alla società intera?
Se la risposta che ci diamo è quest'ultima, non avremo paura di essere "belli ed eleganti", perché siamo sereni e convinti che ne' l'eleganza e ne' la bellezza potranno mai mettere in dubbio il nostro essere persone gentili.

Quindi, quanto vale lo scopo?

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